Itinerario turistico
Partendo da Piazza Cavour passiamo sotto la porta Fiorentina, detta anche Portaccia , che costituiva e ancora oggi costituisce l’ingresso al castello e proseguiamo su quella che senza dubbio è la via più vecchia del paese (via Garibaldi).
Sulla sinistra possiamo vedere la via Umberto I che conduce al castello attraverso la caratteristica scalinata, mentre sulla destra scende il vicolo Fanfulla, oggi quasi completamente ristrutturato. Proseguendo ancora per pochi metri possiamo vedere sulla nostra sinistra la roccia “Pudinga” , basamento della Rocca che dall’alto ci sovrasta. A destra il teatro intitolato a Diego Fabbri e il vicolo del Teatro che ci conduce al Torrione basso della fortificazione .
Il Teatro è passato attraverso diverse ristrutturazioni. Anticamente chiesa con annesso convento, ha rivelato recentemente durante alcuni lavori degli ossari contenenti scheletri con la bocca piena di calce, chiaro segnale di morte per pestilenza. Il Teatro è attualmente chiuso al pubblico.
Proseguendo ancora, sulla destra troviamo un Castelletto con torre merlata , una costruzione caratteristica ma molto più recente. Il Castelletto fu fatto costruire in onore di Arnaldo e Sandro Mussolini (rispettivamente fratello e nipote del Duce) da Benito Mussolini. Attualmente è di proprietà privata.
Sosta n°1
Proseguiamo lungo la via che ci porta al “Fontanone” sempre con la rocca che ci sovrasta dall’alto sul lato sinistro mentre a destra la vista spazia verso la vicina Predappio Nuova. Un tempo il “Fontanone” era un luogo molto importante per l’approvvigionamento dell’acqua potabile per tutto la popolazione del borgo.
La fontana è alimentata costantemente da centinaia di anni, tanto che a fianco venne costruito un lavatoio (utilizzato fino a pochi anni fa), luogo di ritrovo e di chiacchiere per molte donne del Paese.
Di fronte al Fontanone rimane traccia dell’antico Macello ancora segnalato dalla testa di Bovino presente sulla facciata dello stabile.
Sosta n°2
Tornando indietro di pochi passi, alla nostra destra, ci incamminiamo lungo l’antico vicolo (via della Rocca) parzialmente ciottolato che ci porterà direttamente all’entrata della Rocca .
La prima documentazione storica scritta di cui si ha traccia del nostro Castello risale ad un testamento del 1243 (ma sicuramente esisteva già da tempo) in cui risulta fosse di proprietà della famiglia Pariceto-Sasso. Nel 1298 passa alla famiglia De Calboli. La rocca fu a lungo contesa dalle principali famiglie forlivesi e coinvolta nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini, in particolare fra i Calboli e gli Ordelaffi.
Nonostante le lotte, ritornò sempre ad essere di proprietà dei Calboli fino al 1382, quando l’ultimo discendente della dinastia, per sfregio agli Ordelaffi, la lasciò in eredità alla Repubblica Fiorentina, la quale nel 1383 la donò in autogestione agli abitanti del Borgo. Nel 1424 fu ripresa dagli Ordelaffi, poi seguirono Girolamo Riario, Caterina Sforza e Cesare Borgia.
Nel 1501 appartenne ai Teodoli (castellani degli Ordelaffi).
Nel 1504 i Teodoli, vedendo il progressivo declino degli Ordelaffi, la consegnarono alla Chiesa, a cui rimase fino al 1861 (unità D’Italia), a parte la breve parentesi Napoleonica.
La leggenda racconta che Caterina Sforza abbia abitato questo Castello e fosse solita intrattenervisi con i suoi amanti; si narra che questi poveretti una volta “usati” fossero fatti precipitare in una botola trabocchetto che li portava a cadere sopra lance appuntite e lì lasciati a morire; inoltre si racconta di una vecchia galleria che metteva in comunicazione il Castello di Predappio Alta con la vicina Rocca delle Camminate, senza dubbio una utile via di fuga in caso di pericolo!
Oggi la Rocca è gestita del comune ed è aperta solo in particolari occasioni.
Sosta n°3
Costeggiando le antiche mura del Castello torniamo a piazza Cavour passando da via Umberto I. A metà scalinata troviamo la sede attuale della Pro Loco che fu sede del Comune fino al 1927.
Nella piazza si affacciano due chiese: la Chiesina della Maestà (1760) e la Chiesa Parrocchiale dedicata a S.Maria Assunta (1869) , nel centro della piazza possiamo vedere la Fontana a grappolo d’uva costruita nel 1927.
All’interno della Chiesina della Maestà, di chiara impronta settecentesca, sull’altare maggiore troviamo una bella immagine della Madonna di anonimo autore di arte Gotica Romagnola (XIV sec.).
Una leggenda narra che questa immagine in passato fosse collocata all’entrata della Rocca, per sistemarla in luogo più consono nel 1774 i paesani decisero di spostarla verso la sua collocazione attuale.
Durante il tragitto la reliquia aumentava di peso e così i fedeli che la stavano trasportando dovettero posare l’immagine a terra; questo fu interpretato come il segno che la raffigurazione avesse scelto il posto in cui fermarsi. In tale luogo fu quindi deciso di costruire una cappella dove, per devozione, i contadini ogni volta che partecipavano alla Messa domenicale avrebbero portato materiale per la realizzazione di una vera Chiesa. L’intento si concretizzò con la costruzione della Chiesa Parrocchiale di S. Maria Assunta.
All’interno di questa Chiesa possiamo ammirare un olio su tela attribuito alla scuola del Cignani (1754), quadro che rappresenta l’Ascensione. Ai lati dell’altare due quadri del 1600 di anonimo Romagnolo.
Racchiusi nella piccola cappella, a destra del portone di ingresso, possiamo vedere 6 tele appartenenti a Benito Partisani, in arte Mastro Lupo (Predappio 1906-1969).
Le tele, che in alcune parti denunciano l’aggressione del tempo, narrano del Battesimo di Cristo, seguendo un iconografica originale, ricca di rimandi biblici e di energico sentimento, permeato da profonda pietà umana e trascendenza spirituale.
A fianco della chiesa parrocchiale, dove oggi si trova l’ufficio postale, vi erano gli uffici amministrativi della Società Zolfi di Milano , che ha operato nell’estrazione di zolfo presso le miniere di Predappio Alta fino al 1929 (per approfondire vedi “la miniera”).
Sosta n°4
Tornando in Piazza, a testimonianza della grande vocazione vitivinicola del territorio di Predappio Alta, oltre all’omaggio della Fontana a grappolo d’uva, possiamo trovare, all’interno della “Vecia Cantena d’la Prè”, le cantine storiche Zoli, risalenti all’anno 1400. Le cantine sono state costruite su vari piani con uno scopo ben preciso. L’uva veniva pigiata in piazza e il mosto ottenuto confluiva nei tini attraverso appositi condotti. I vari travasi successivi avvenivano per caduta nei piani sottostanti, una bella comodità e risparmio di fatica!
Le cantine sono adibite a Museo Storico e ospitano attrezzature vinicole del passato, le enormi botti rendono omaggio ai vecchi Vignaioli del luogo con apposite targhe riportanti i nomi e i soprannomi.
Predappio Alta è storicamente la “culla” del Sangiovese, vino rosso intenso ottenuto dal clone sangiovese di Romagna.
Il Sangiovese, vino romagnolo per eccellenza, ha trovato in Predappio Alta una zona ad alta elezione produttiva e già nel XV-XVI secolo gli Statuti Comunali regolavano, fra l’altro, l’obbligo di tenere chiuse le vigne entro i confini o nei pressi del Castello.
Oggi la vitalità del terroir Predappiese è testimoniata dalla presenza di numerose aziende vitivinicole (storiche e di recente costituzione) che producono un Sangiovese eccellente, in possesso di tutti i requisiti per incrementare la propria diffusione ben oltre i confini del nostro territorio.